L’estetica dell’etica

L’estetica dell’etica, ovvero come evitare un comportamento decorativo, Schiller disse che: l’ “arte è la mano destra natura”; è attraverso l’arte che l’umanità potrà cambiare il mondo e il modo dì viverlo. Così come il mondo è prodotto ad arte, naturalmente divina, così il quadro dì un pittore e tutte le “Opere” delle varie arti si possono leggere come una “radiografia” dell’autore: i suoi pensieri, il suo stato mentale e contemporaneamente la testimonianza della sua “visione del mondo”. L’opera d’arte è sempre stata l’operazione, il lavoro, l’azione sul comportamento dell’artista che con sapienza esoterica diventa artefice di sé stesso: l’arte deve profondamente servire all’uomo ad essere più umano, cioè: più sensibile, più amoroso, più bello. L’economia “erotica” (di eros nell’accezione Platonica cioè non solo fisica, nel senso di ricerca del piacere, ma soprattutto piacere della ricerca) è una Economia Celeste. È strano come certe integrazioni fondamentali della vita umana non si intuiscano velocemente e per esserne convinti siano necessarie complesse verifiche. L’eros per esempio, cioè l’amore, è quel collante che unisce tutto e tutti, armonizza i contrasti, è praticamente una politica cosmica o economìa celeste. L’artista, colui che è autoconsapevole della propria coscienza evolutiva, è un eroe che, continuando ad errare con erotismo, ricerca la sua massima sublimazione. Ogni artista lavora per arrivare all’estasi, egli è un mistico sacerdote (sacer, sapere), non teme di uscire da sé, è entusiasta di discendere dall’io al Sé superiore. Ma non sto a descrivere nessun tipo di follia o fanatismo, credo soprattutto nello “Spirito Santo” che è “l’ironia santa”, credo al di là di ciò che appare, credo al di là delle parole, credo nelle buone intenzioni, che sono belle opere, credo anche nella volontà del Signore, che ci pervade. Credo che tutto sia nell’uomo, anche il Signore, così come i pensieri demoni suoi contrari. L’uomo, per praticità funzionale al proprio essere, dovrà situarsi sempre in un “centro”, prima di tutto nel centro della propria interiorità e poi al centro del cosmo. Per una bellezza cosmica, per un’etica cosmica comunistica alla natura universale occorre divenire Uomo di cosmo. Essere esteti è necessariamente essere morali, né banale ritualismo, né facile gioco, tutto il contrario di quello che potrebbe risultare un semplicistico contegno decorativo. La Pratica Creativa è una preghiera al Reale cioè saper “osservare” senza pregiudizi l’attualità, è quella a volontà libera-mente che a ciascun problema associa una risposta che abbia sempre, istantaneamente, un adeguamento al “segno” nuovo peculiare alle esigenze del momento.
II pensiero borghese è quel certo “Stile di Vita” pieno di convenzioni e convinzioni meccaniche, è decorativo e naif così come lo è il pensiero degli artigiani, che mantiene sempre le stesse modalità tradizionali, senza rischiare in esperimenti, senza sapere o vivere più le ragioni degli originali fondamenti di quelle regole. Regole stereotipate per poter mantenere sempre gli stessi poteri; la retorica è potere: come nella burocrazia, così in politica, nella finanza e nei media e nella cultura che si può definire informazione indifferente e pedante, Poteri che in arte diventano addobbo geometrico minimale, formalismo senza anima, stiling. II simbolo è reale se è coltura viva, esperienza sul campo; per essere vivo deve colpire e per colpire deve essere genuinamente nuovo. Josef Beuys è stato l’artista sentinella più impegnato moralmente nell’arte del secolo passato, ha creato molti “circoli di pensieri” per risvegliare nell’umanità la facoltà di vivere creativamente e di essere felici. La “free university”, “la terza posizione”, diventeranno poi il partito dei “verdi”, è stato uno Scultore Sociale e per dimostrarlo egli ha creato installazioni e usato sempre simboli appropriati e comportamenti nuovi, in quella infinita libertà che l’arte moderna e contemporanea ha conquistato anche grazie alla sua fede. Josef dimostrò, con le sue opere simboliche, di poter parlare e farsi intendere dal grande pubblico: disegni, oggetti, ambienti, sono formidabili parabole che gli permisero di vivere metafisicamente e manifestare contro una cultura internazionale gretta e priva di sensibilità spirituale. Dal pensiero razionale utilitaristico e miope si ha, per la stessa funzione, sempre lo stesso “segno”, formalizzando, istituzionalizzando così il potere, esercizio di malvagità e malattia. I capitalisti (guerrafondai per necessità di esercizio speculativo…) sono malati di se stessi e del loro potere, sono psicologicamente catastrofici, per sentirsi diversi usano simboli dei loro lusso (il decoro) per stabilire, i livelli di superiorità, prostrando, per essi, non curanti, il resto del corpo sociale, succube. Nell’economia celeste chi più dà più avrà, nell’universo tutto è dato gratis: è per miracolo che siamo in vita, se diamo fiducia all’uomo, alla sua partecipazione all’umanità e ringraziamo devozionalmente tutto il Cosmo, noi possiamo collaborare alla sua unità e a tutte le sue corrispondenze propizie. La “Bellezza” si basa sui canoni che sono precostituiti della natura o ritrovati dall’uomo in “leggi armoniche”, questo è quello che ci insegna la scienza filosofica dell’estetica: ma “la bellezza” è di più, è anche intelligenza, è bene e, nel flusso dell’eros, è luminosità evidente, come la disorganizzazione e l’ignoranza sono il brutto. Anche se nell’arte moderna e contemporanea è difficile percepire un bello classico ricordiamo le avanguardie che fecero nette rotture dai canoni tradizionali e l’ “antigrazioso” di Picasso; in esse, i termini del Bello sono concentrati più nelle motivazioni concettuali linguistiche del fare e nelle azioni comportamentali stesse della cifra filosofico estetica, piuttosto che nelle emozioni dei materiali o nella natura compositiva interna alla fattura dell’opera. E anche nelle società attuali (tutte votate al consumismo, arretrate spiritualmente), c’è poca possibilità di osservare il bello: per esempio dalle città ai vestimenti, ecc.. perché il “consumo” abbisogna di fragilità di contenitori e contenuti edulcorati, effimeri, vistosi e superficiali. Viviamo nel brutto religiosamente produttivo! Ma senza una società di ideali non esiste una vera bellezza! Non siamo solo corpo e cerchiamo l’anima. Si nasce mortali e si ricerca l’immortalità, si è deboli e insicuri e si cerca la solidità dello spirito, si nasce nel buio dell’ignoranza e si cerca la luce chec’illumini con delle idee intelligibil. La dignità dell’umanità risiede nel comprendere e accettare le proprie incertezze e i propri limiti, perciò comunque scoprire anche la propria “unicità”, vero capitale da spendere! La vita ci offre la lezione dell’Amore come conoscenza di se stessi e degli altri attraverso il confronto che è dialettica, (ama il prossimo tuo come te stesso) conciliando gli opposti senza dare giudizi. Per svilupparsi esteticamente, senza inutili ornamenti borghesi, umiltà e semplicità, rispettare tutto e tutti, lavorare per servire altruisticamente, uccidere l’egoismo e la vanità con la forza della creatività. La creatività è una mente libera: non ha passato, non ha sensi di colpa, è il nostro momento presente, la nostra occasione migliore. Non inquiniamo i nostri pensieri, così non inquineremo la terra né l’universo; siamo di passaggio, dovremmo lasciare nel paesaggio segni puliti…
All’inizio del Terzo Millennio l’arte può suggerire, può far sognare un nuovo Stato delle Cose, un Ordine Sociale estetico, uno stato di Bellezza, San Paolo diceva: “non è importante chi ha i soldi, ma come li usa”, il denaro da usare solo come simbolo d’energia utile per una ricerca spirituale e materiale d’uguaglianza; come mezzo di comunicazione, energia che deve diventare la lingua dell’amore. I Costruttori dell’Era Prima aboliranno il capitalismo, lo faranno semplicemente tornare alle leggi della natura; aboliranno il tempo degli orologi, aboliranno la famiglia e i cognomi e con essa le loro proprietà. Dopo il matriarcalismo e il patriarcalismo, si darà origine allo Stato dei Configlioli, dove ognuno sarà figlio dell’altro.